Il Matese è un imponente massiccio carbonatico a cavallo tra il Molise e la Campania. Posto lungo un asse di direzione N/W S/E, ha un’estensione di circa 1000 Km2 tra le province di Campobasso e Isernia nel Molise, Caserta e Benevento nella Campania. Cima più alta del gruppo montuoso, in territorio molisano, è il M. Miletto (2050 m s.l.m) seguito, in territorio campano, dal M. La Gallinola (1923 m s.l.m) e dal M. Mutria (1823 m s.l.m).
La Gallinola con i suoi 1923 m è la seconda vetta del Matese.
L’aspetto attuale del massiccio è dovuto sia a fattori tettonici (grandi e piccole faglie lo attraversano per intero, includendo quest’area in una zona ad alto rischio sismico), sia a fenomeni esogeni come gli eventi meteorici. Data la grande solubilità delle rocce calcaree, l’acqua meteorica anziché ruscellare in superficie verso valle preferisce farsi strada tra le rocce creando tunnel, grotte e inghiottitoi dando vita al fenomeno del Carsismo. Questo grande e isolato massiccio montuoso non è stato sempre il regno del faggio, dell’aquila reale e la neve non ha sempre imbiancato le sue cime. Per comprendere la sua l’orogenesi, la nascita di queste montagne, va inquadrato in un contesto geodinamico su scala intercontinentale. La sua storia ha origine nel Mesozoico e in particolar modo nel Triassico, circa 200 Mln di anni fa. In quel periodo il Matese, così come lo conosciamo oggi, ancora non esisteva. Al suo posto era ubicato il golfo di un immenso oceano: la Tetide. Questo oceano raggiunse la sua massima espansione nel Giurassico (201-145 Mln di anni). Solo in seguito, con lo spostamento della placca africana verso l’Eurasia a Nord, la Tetide inizierà a chiudersi. E’ tra il Giurassico e il Cretacico (145-66 Mln di anni) che il Matese inizia a creare quella che sarà la sua ossatura composta prevalentemente da carbonato di calcio. Questo minerale abbonda in quelli che erano i così detti organismi costruttori di scogliera come Rudiste ( particolari tipi di molluschi bivalvi come Requenie ed Ippuriti), esacoralli, altri generi di bivalvi, gasteropodi e briozoi. Si, il Matese era un bellissimo paradiso tropicale brulicante di vita e ricco di atolli circondati da barriere coralline.
Le rudiste sono un ordine estinto di molluschi bivalvi, le loro conchiglie ricche di carbonato di calcio contribuirono alla formazione delle rocce del massiccio del Matese. Circa 50 Mln di anni fa, nel Paleocene, la placca Africana continua la sua avanzata verso nord. Inizia l’orogenesi appenninica ed è qui che il Matese incomincia a sollevarsi definitivamente dai fondali. Nell’Eocene (56-33 Mln di anni) la Tetide si chiude e lascia il posto al Mar Mediterraneo. Inizia la rotazione del blocco Sardo-Corsico che staccandosi dal Bacino Ligure-Provenzale andrà a collocarsi nell’attuale posizione geografica. Solo alla fine del Miocene( 7-5 Mln di anni) si aprirà il Mar Tirreno. Ma come mai il Matese ha iniziato ad emergere dai fondali? Le cause geodinamiche che hanno portato al sollevamento del massiccio e di tutta la catena appenninica sono dovute allo slittamento della piccola placca Adriatica, più densa, al di sotto della placca Africana, si parla di “slab in subduzione”. E’ come se dovessimo immaginare un enorme bulldozer proveniente da Est che ha impilato gli strati calcarei e marnosi. Questo impilamento della catena appenninica è denominato “a falde di ricoprimento o falde tettoniche”. Le formazioni geologiche dell’Eocene e Oligocene e del Miocene inferiore, sono generalmente assenti su queste montagne a causa della mancanza di sedimentazione poiché essa avviene più facilmente in ambiente marino che in ambiente terrestre. Dal Pleistocene (1,6-0,017 Mln di anni) in poi si sono verificate 5 grandi glaciazioni (Danau, Günz, Mindel, Riss e Würm) che insieme ad altri agenti e processi morfogenetici come l’acqua, il vento e il clima, hanno plasmato la morfologia attuale di queste montagne.
Le rocce del Matese conservano molto spesso le prove della loro origine sottomarina.
Articolo di Valerio Ferrazza