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Flora

tre boschi e praterie

La flora del Matese

Quando parliamo del Matese, il colore che viene subito in mente è l’azzurro delle acque che dominano i suoi monti e le sue valli. Ma il colore prevalente è sicuramente il verde: quello dei boschi, delle praterie di primavera, delle colture delle pianure di monte e di valle. La Flora del Matese è un vero patrimonio!

L’orografia del Massiccio del Matese porta ad un repentino cambio di altitudine: dalle Valli del Medio e Alto Volturno, del Titerno, del Tammaro, del Biferno fino alle cime più alte del Miletto, della Gallinola e del Mutria. La flora e le tante sfumature di verde si avvicendano in modo particolarmente attraente. Le specie che caratterizzano il passaggio cromatico sono tantissime, soprattutto arboree. Ma un’enorme ricchezza è data anche dalla variegatissima flora erbacea ed arbustacea che si diffonde sulle superfici del Massiccio. 

Il patrimonio boschivo del Matese è da sempre conosciuto ed apprezzato dall’uomo che lo abitava e da chi si è avvalso di questa ricchezza per produrre derivati del legno: dall’uso nautico a quello del carbone. Ma l’interesse maggiore è la ricchezza come “servizio ecosistemico” che i boschi del Matese offrono: al territorio circostante ma, oggi, soprattutto, a quello delle realtà di una grande parte dell’area regionale. Il bosco “rigenera” l’aria, trattenendo le quantità elevate di CO2  delle zone fortemente antropizzate, donando in cambio “aria buona” ossigenata. Le piante sono questa enorme risorsa per l’ecosistema, purtroppo poco considerata perché non ricambia con “denaro liquido” ma generando, di fatto, una ricchezza decisamente superiore a quella di immediata valutazione. 

Ma il “patrimonio verde” del Matese va oltre! Il paesaggio che si crea è straordinario, soprattutto nella variegatura cromatica delle stagioni. 

Ma cosa riesce a dare tanta ricchezza al verde Matese? Sicuramente l’enorme Biodiversità, la varietà di specie che, talvolta, sono uniche nell’Appennino o comunque poco ripetibili in altre realtà. Proprio perché il Matese, soprattutto nelle sue “terre alte” conserva ancora l’integrità ecosistemica che lo caratterizza da secoli. Il motivo per cui oggi è Parco Regionale, per un’area limitata del territorio, ma che lo sarà nella sua integrità del Massiccio con l’ampia “area protetta” del Parco Nazionale. 

Le essenze, arboree, arbustacee ed erbacee, che ritroviamo sul Matese sono unicità. Basti pensare alla attenzionatissima “Cipresseta degli Zappini”, nel territorio di Fontegreca (CE), rappresentata da una specie e varietà unica in Italia (Cupressus sempervirens var. orizzontalis ). Passando per le “faggete vetuste” delle aree montane che conservano esemplari secolari, unici, come i “Tre Frati” del territorio di Guardiaregia (CB). 

Ma sono altrettanto straordinarie ed uniche le orchidee spontanee, di cui il Matese riconosce tantissime specie ed annovera varietà poco presenti come la Ophrys passionis subsp. majellensis, tra le poche o rare stazioni di crescita dell’Appennino Centrale e Meridionale. 

Ancor di più uniche sono le specie di “piante acquatiche” presenti nel Lago Matese, il lago carsico più in altitudine d’Europa, che, essendo bacino spontaneo, generatosi per una congiuntura geologica straordinaria ed eccezionale, nei secoli ha strutturato un suo ecosistema unico.

Di tutto questo, il sito di Matese Nostrum tratterà in progressione con rubriche specifiche ed approfondite, curate da soci esperti e qualificati del settore, facendo vivere con la conoscenza teorica e, laddove possibile, conoscendo queste magnifiche realtà direttamente.

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