Già da alcuni anni l’affascinante ed ancora misterioso sistema sociale delle api sta subendo un’influenza negativa dal progressivo cambiamento delle condizioni climatiche, delle attività antropiche, ormai insostenibili. Ne sa qualcosa l’apicoltore che non riesce più a raccogliere miele ed i prodotti dell’apiario con soddisfazione…come faceva una volta!
Anche se una volta la produzione aveva delle logiche di sostenibilità che ti lasciavano sempre soddisfatto perché c’era il gusto di accontentarsi e non di inseguire taluni criteri di mercato. Il miglioramento e l’approfondimento delle conoscenze dell’organizzazione sociale e produttiva delle api, ha reso l’apicoltore sempre più interessato ad essere “imprenditore di settore”…ma non sempre riesce ad ottenere lo scopo!
L’organizzazione delle api, per fortuna, riesce, invece, sempre ad adattarsi per migliorare la loro sopravvivenza e talvolta spiazza l’uomo-apicoltore, costretto sistematicamente a rivedere le sue strategie.
Ciò perché la complessità raffinata del “super-organismo” alveare ha meccanismi che la mutazione del clima e delle stagioni fanno uscire dagli standard e dalle ripetizioni stagionali, routinari nel calendario dell’apicoltore. Anticipazione delle stagioni climatiche, alternanza di temperature, fioriture anomale o brevi, nelle varie annate rendono incostante le produzioni di miele o degli altri prodotti alimentari dell’alveare, sconvolgendo le abitudini: di chi produce e del consumatore.
Ma il fascino delle Api sta proprio nella loro dimensione che vuole che l’uomo si adatti a loro e non il contrario! Le Api animali domestici ma non addomesticabili!
Sta proprio in questo il grande valore aggiunto di questo importante settore zootecnico: la incostanza della produzione e la difficoltà all’adattamento delle esigenze del mercato. Il miele di Acacia (meglio definire di Robinia, essendo questa l’essenza arborea presente alle nostre latitudini, erroneamente definita “acacia”), il più ricercato ed apprezzato organoletticamente, ha alternanza di stagioni, ingovernabili perché la fioritura e la possibilità delle api di bottinare sono fattori che l’uomo non può condizionare favorevolmente. Ma lo stesso potremmo dirlo per altri tipi di mieli “mono-florali” (ossia di prevalenza della fioritura di una sola specie botanica). Ma le api non sanno che l’uomo cerca questo: loro continueranno a svolgere la loro vita sociale perché sia della più efficace resilienza, determinata dal benessere della “famiglia” che vive in quel condominio che, nell’insieme, definiamo “alveare”.
Ma l’importanza delle Api, per l’uomo di questa era, non è solo quella di essere produttrici di straordinari prodotti alimentari, nutrienti e nutraceutici. Il ruolo più importante di questi preziosi Insetti è di essere dei favolosi “impollinatori”, insieme ad altre specie appartenenti alla loro stessa Classe. Senza la funzione di impollinare non solo non riuscirebbero a mantenere le specie da cui estrarre nettare o rastrellare grani di polline per il proprio alveare ma soprattutto non permetterebbero neanche la presenza e permanenza di tantissime specie botaniche di cui anche l’uomo si nutre. Basti pensare la stragrande maggioranza degli alberi da frutto che non esisterebbero se loro non ci fossero!
Le api, quindi, favolosi equilibratori dell’Ecosistema! Per questo che le attività apistiche, oltre ad essere prelibate discipline zootecniche agro-alimentari siano da riconoscere quali favolosi “Servizi Ecosistemici”, considerata l’importanza fondamentale che hanno vantaggiosamente nella “economia verde” dell’uomo.
Ancor più. Le Api sono fondamentali “Bio-indicatori” ossia il termometro dello stato ambientale di un luogo (molto ampio, considerando il raggio di “bottinamento” di una famiglia che raggiunge e supera i 10 km di se non trova ostacoli fisici!). I prodotti (alimentari e non) dell’apiario (miele, pollini, cera) ma anche le api come organismi animali individuali, possono dare importantissime informazioni sui contaminanti ambientali o addirittura sullo stato favorevole di un dato ambiente.
Le Api sono un grande alleato dell’uomo, nonostante spesso le maltratti, avvelenando quelle colture che le api, inconsapevolmente, gli rendono straordinariamente produttive. Come capita per i frutteti intensivi e dove l’apicoltore (quello con la “a” minuscola) le conduce “a perdere” perché consapevole che non riuscirà più a recuperarle se non avvelenate!
Ma le api sanno come adattarsi! Conoscono strategie che l’uomo, nonostante le utilizzi da secoli, ancora non riesce a comprendere.
Qualcuno per questo ha attribuito ad Einstein la definizione che in breve tempo l’uomo non esisterebbe più se morissero tutte le api del mondo. Ma, personalmente, ritengo che sia più facile che accada che l’uomo si estingua e che le api restino lì a guardare la nostra scomparsa dal Pianeta.
Articolo di Vincenzo D’Andrea