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Il costume tradizionale rappresenta ancora il modo di vestire delle donne di Letino ed assume differenti colori, tessuti e forme a seconda dell’età, della condizione sociale e dello stato civile della donna. Ad esempio, la giovanetta non porta né il panno né la mappa; la nubile indossa panno e mappa di colore verde; la maritata indossa panno e mappa di colore rosso; la vedova indossa panno e mappa di colore nero; la vedova che intende spezzare il lutto indossa panno e mappa di colore rosso granato.

In passato era facile scorgere donne che indossavano questo sfarzoso costume; oggi, invece, viene indossato quotidianamente da una sola signora, ma molte letinesi lo indossano con fierezza e maestosità in particolari occasioni.

Gli elementi principali che compongono il costume tradizionale di Letino sono:

  1. La ‘unnella (la gonna), tessuta con lana turchina pesante e ricamata a mano.
  2. Ru manteru (il mandero), confezionato utilizzando un pezzo di panno di lana rettangolare e impreziosito da ricami e lavorato con fili d’argento. Esso è legato alla vita da una fascia, la centa, anch’essa tessuta a mano con il caratteristico pettine di legno.
  3. Ru pannu (il panno), di lana pesante e lavorato a mano è legato alla vita e pendente posteriormente fino a coprire la gonna. É di colore verde per la giovane, rosso per la maritata, nero per la vedova e rosso granato per il mezzo lutto.
  4. La cammiscia (la camicia), di cotone bianco e con maniche a sbuffo che arrivano al gomito.
  5. Ru pizziglio (il pizziglio), ossia un merletto che si mette intorno al collo e che da supporto ai fili d’oro e alle collane.
  6. Ru manicotto (il manicotto), ricamato in oro, e arricchito da nastri rossi e verdi. Serve a coprire le braccia dai gomiti ai polsi. Anche questo pezzo del costume sta ad indicare lo stato sociale della donna. Nel caso di una signorina, i due nastri colorati messi insieme, stanno ad indicare la presenza di una ragazza fidanzata ufficialmente, mentre se è presente solo quello di colore verde la signorina non è fidanzata.
  7. La mappelana (la mappa), rappresenta il pezzo più pregiato dell’intero costume femminile. È un copricapo rettangolare e piegato in un modo particolare e unico, finemente ricamato a mano con un punto senza rovescio e col bordo contornato da una frangia anch’essa lavorata in oro. La mappa è fissata alle trecciole ottenute dall’intreccio dei capelli con le leazze, lavorata con il pettine di legno. É di colore rosso per la maritata, verde per la giovane e nera per la vedova.
  8. La spingula (la spilla), è una grossa spilla cesellata in filigrana d’argento da artigiani orafi a forma di pomo o di cipolla, regalata alla sposa dalla famiglia dello sposo, la sua grandezza determinava la ricchezza della famiglia dello sposo. Sembra originaria della Bassa Ucraina ed è ancora adoperata dai costumi di molti paesi che fanno corona all’area del Matese, come ad esempio, Frosolone, Roccamandolfi, Sant’Elena Sannita, Guardiaregia e Cerce Maggiore. Lo spillone, dal peso di 130-250 grammi e oltre, serve anche a reggere ulteriormente la mappa e anche come arma di difesa dell’onore e personale.
  9. Ri zampitti (gli scarponi), una specie di calzari ottenuti dalla conciatura delle pelli di pecora, vacca e d’asino. Sono allacciati fino al ginocchio con delle stringhe chiamate currioli. Servono per proteggere i piedi dal freddo, dalla neve e dall’umidità dei boschi.

Esiste anche il costume maschile, ma il suo utilizzo è gradatamente scemato intorno agli anni Sessanta ed era indossato soprattutto dai pastori.

Essenzialmente il costume maschile è costituito da un calzone corto di panno nero, aderente e con spacchi laterali all’estremità e tenuti stretti al ginocchio e alla vita da leazze tessute in 3 colori con il pettine di legno. Sul davanti il calzone è chiuso da una patta alla marinata con una serie di bottoni dorati.

La camicia, di colore bianco, di solito a casacca e senza colletto, è ricamata sul davanti, ai polsi e all’attaccatura delle maniche.

Il corpetto è decorato grossi bottoni metallici e dorati e ornato da nastri e lacci. La giacca, ad un solo petto come il corpetto, è di panno di lana di colore scuro e provvista di bottoni e nastri.

I calzettoni di lana bianca sono lavorati ai ferri. 

D’inverno, quando il freddo del Matese è intenso e pungente, il pastore di Letino si protegge con un largo mantello a ruota, la cappa, che ha una catenella al quale si allaccia con un gancio a forma di leone, e con un cappello nero alla paesana a falde ampie e con cupola bassa, lavorato da artigiani.

 

Articolo di Luigi Atzeni